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Occhio di gatto
Davanti a una porta di casa, in un condominio, un biglietto mi riporta ricordi familiari.
La paura della me bambina era che i ladri potessero far scappare il gatto, entrando in casa, se lo sarebbero fatto scappare.
A quel gatto piaceva molto annusare la libertà che veniva da Oltre la porta e capitava che rapidissimo si intrufolasse tra pertugi e gambe mentre la chiave sbloccava codesto orizzonte.
Allora volevo scrivere ai ladri un biglietto (ladri ma gentiluomini li facevo) perchè si prendessero tutto, ma non il mio gatto.
Un paio d'anni e quel motto stava attorno a monili preziosi.
Al ritorno dalle vacanze, la prima cosa che mi impegnava, era cercare la vista della porta di casa.
Nessuno l'aveva violata e quindi Sultana, così si chiamava il mio gatto* nero, era ancora lì.
*(Questa storia accadeva per vero nel Novecento, quindi molto prima che una donna decidesse il genere maschile per farsi chiamare, e magari più in là spiegherò, ai miei venticinque lettori, come mai una gatta è stata per la mia famiglia, sempre pensata un gatto, senza essere noi dei misogini, anzi!).
...però nello stesso tempo è bello questo monito gattesco che lo stesso biglietto contiene: occhio al gatto.
Come diceva quello: Dio ha creato il gatto per dare all'uomo il piacere di accarezzare una tigre...e se non lo si sa qua in questo sito....
BB
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