Così

  Se perdo le parole, credo non ci siano più possibilità, progetti, desideri, tentativi, ripartenze... Ecco perché con questi tempi (proprio con questi tempi) ho deciso di scrivere un pezzo come si faceva una volta. Non è indifferenza, ma il ricorso a ciò che mi è noto, ciò che cura e che aiuta a decifrare la realtà.  Somministrare parole per il caos, per le violenze e medicare l'anima.

 Due designer africani hanno pensato di illustrare le città del mondo attraverso i francobolli. Al momento sono 85 le città disegnate da loro nei loro tratti salienti, nelle loro qualità. Possono essere osservate in un account Instagram @town_squares. Di queste tre sono italiane: Napoli, Firenze e Milano. Ma la mia attenzione è stata catturata da Aoshima e da Istanbul. Due francobolli gatteschi.
 La prima è un'isola giapponese con più gatti che umani, con un rapporto da battere perfino la nostra Su Pallosu.
 La seconda città ha da sempre venerato i gatti, tanto che esiste in luogo comune che dice: essere un gatto a Istanbul è come essere una mucca in India.
 Gert Shoeman e Stephan Pretorius, i due ideatori del progetto, hanno deciso di creare questi francobolli per staccare dalla routine lavorativa.
 Inventarsi un progetto, evitare le commissioni altrui, e fare quello che 'normalmente' si fa, sotto una sfumatura diversa, gratificante.
 Non ho una morale da suggerire con questo flusso creativo, del tipo inventati un lavoro, ma osservare che abbiamo sempre risorse e capacità che ci possono aiutare.
 Se potessi far loro una domanda, vorrei sapere perché - quando sono partiti nel 2016 dalla loro Città del Capo per questo tour immaginario - hanno scelto Praga e la tradizione del lunedì pasquale tra battipanni e uova (ogni francobollo ha una didasclia che racconta i tratti).
 I francobolli nacquero intorno al 1800 per pagare in anticipo i servizi di corrispondenza...un'arte lenta che oggi è superata dal frenetico "visualizzato" dei messaggi sul cellulare.
 Ma se aveste voglia di qualche epistolario...lettere di Van Gog, di Rainer Maria Rilke, di Samuel Becket o le mie preferite, Lettere a Lucillo di Seneca.
 "Comportati così, Lucilio mio, rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andava perduto, raccoglilo e fanne tesoro. Convinciti che è proprio così, come ti scrivo: certi momenti ci vengono portati via, altri sottratti e altri ancora si perdono nel vento. Ma la cosa vergognosa è perder tempo per negligenza.
  Pensaci bene: della nostra esistenza buona parte si dilegua nel fare il male, la maggior parte nel non far niente e tutta quanta nell’agire diversamente dal dovuto.
Puoi indicarmi qualcuno che dia un giusto valore al suo tempo, e alla sua giornata...".

BB