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del rossetto

del rossetto

Due cose inutile ai tempi del Covid-19: il rossetto e un tempo dell’Indicativo



  Iniziare ad usarlo segna una tappa fondamentale nell’adolescenza di una ragazza. Per molte l’iniziazione avveniva in ascensore, prima di andare a scuola, nascosto nel dizionario di latino. Eclissati in cassetti, e perfino nei garage, perché nessuno della Banda dei Grandi lo scovasse, possedere un rossetto, è sempre stato un evidente aspetto della crescita.

  L’abitudine di pittarsi le labbra nasce in epoche lontane, tra i Sumeri dove lo stik era una pasta di sesamo e polvere di rosa e il suo nome non è altro che un diminutivo del pantone più sexy.
  Ma provate ad usarlo ora, che siamo mascherate. Si appiccica alla carta, finisce per fare piuttosto l’effetto sugo di pomodoro sbavato. Ma soprattutto: non si vede. A cosa serve un rossetto se non si vede? La mitica Marilyn consigliava alle fanciulle di trovare un uomo che disordinasse il rossetto e non il mascara: passione contro lacrime. Che siano tempi opachi si vede proprio anche da questa inutilità del rossetto...ma vi è mai capitato di leggere i nomi di questo cosmetico?
Sushi kiss, Flamingo, Wild Heart, Oh Baby! (giuro ha anche il punto esclamativo), Forbidden Pink, Sweet tempest, Pirate…sono alcuni dei nomi in commercio. Mi sono sempre chiesta se esista la professione: battezzare i rossetti. E adesso cosa faranno costoro, a chi daranno il nome Brezza pulsante o Corallo oscillante….Non pensate di darvelo sulla mascherina…l’effetto clown è dietro l’angolo.
  La seconda cosa che non potremo mettere nella borsetta è un tempo dell’Indicativo: il futuro. Sentite qualcuno dire: Ci vedremo da Mario, oppure il mese prossimo andrò in Val Fiscalina, ancora, frequenterò un corso di Etrusco, comprerò un netsuke..
  Non è grammatica spicciola. Il futuro è un modo verbale che dipinge i sogni, consente progetti, ci fa transitare in epoche dell’anima diverse. Senza andrò farò visiterò imparerò guarderò camminerò anche le nostre idee si seccano e i sorrisi scricchiolano. Abbiamo bisogno dell’agenda che ci proietta OLTRE. Ho una collega che ha una decina di agende: tutte quelle combinazioni tra orari e appuntamenti, imbastiscono la sua dimensione corporea e temporale.
  A proposito del tempo, ho sentito in questi mesi di lavoro da casa, dire, e spesso con toni ironici: ma vedi, ci manca il lavoro! Non è che manca il lavoro, per quei fortunati che lo hanno conservato intendo.
Credo che sia una sineddoche dell’anima.
  Quello che manca in verità è l’architrave dei giorni, l’impalcatura delle routine che danno sostanza, sapore ai giorni. Non abbiamo basi solide su cui innalzare il Tempo. Tutto è ancora in bilico tra la vertigine per l’assenza di timbrature ma anche assenza di poter vagare a zonzo, per le vie, a caso, senza date di aperture commerciali o geografiche.
  Il tempo misurato e il tempo libero traggono forza l’un dall’altro. Ecco perché il tempo libero ora non sembra libero. È tutto un minestrone che non consente i singoli sapori.
  Se Coco Chanel diceva che in una borsetta una ragazza deve tenere solo il fazzoletto e il rossetto…ora noi abbiamo fatto un passo avanti: possiamo portarci dietro solo la nuova autocertificazione, ma non scorderemo mai la scatola dei cerotti, la crema per le mani, lo spazzolino e il dentifricio, la limetta, gli occhiali da sole, un cambio di collant, un appendi borsa, le salviette, una spilla da balia, qualche elastico, un campioncino di profumo, un set da cucito, una lacca per capelli, delle ballerine ripiegabili, un quaderno, un paio di penne, una bottiglietta d’acqua, un metro arrotolabile (lo avevamo anche prima di codesti distanziamenti commerciali), un foulard, un pacchetto di mentine, un mini cacciavite per occhiali, un ombrello, un libro, i cracker che diventano poi buoni solo per i piccioni, portafoglio, portamonete, portacarte varie, iPod ma a volte anche il Pad, tappi per le orecchie, pinze da giardino (un'amica giuro le ha, non si sa mai, passeggiando, che una pianta diventi una talea), un coltellino svizzero, un ventaglio, una chiavetta USB, un dopo punture zanzare…cari colleghi uomini, credeteci, tutti oggetti indispensabili, anzi per usare una parola di moda col covid-19,

i-n-d-i-f-f-e-r-i-b-i-l-i.



02-06-2020 Barbarabellinelli

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Un gatto è un gentiluomo: elegante nell'atteggiamento, dalle maniere squisite e con una passione per i combattimenti corpo a corpo, sfrenate storie d'amore, duelli al chiar di luna e canti di gioia.
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