Gatto. Primo Portale Italiano dei gatti e per i gatti.
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Leggere, che passione. Per un buon libro non ci sono le stagioni. Anche ora, alla vigilia d’estate vogliamo presentarvi un titolo, che non può mancare assolutamente nella valigia. Un libro ovviamente “gattesco” ci mancherebbe altro.
Per raccontare meglio lasciamo la parola all’autrice, la signora Barbara Bellinelli.
"Una pagina circa, una città e un gatto. L’idea è quella di una guida per scovare posti insoliti in Italia ma più spesso, luoghi vicini, attraversati magari anche nel quotidiano ma non illuminati dal piglio gattesco. Si sa la curiosità è gatto (qualcuno direbbe è donna e in effetti il nostro ha condiviso con lei scomuniche e sventure…) e questo è il motore che ispira la raccolta delle località.
Su questa idea dell’esplorazione, di mete nuove, di curiosità a portata di mano ci siamo mossi per scoprire luoghi italiani che avessero il gatto come motivo, come ispiratore, icona o storia. Consapevoli che questa guida ne è una parte parziale, perché tante sono le località: basti pensare a Gatteo a Mare, San Martino in Gattara e Passogatto nella sola Romagna. Ma molte delle località non traggono origine dall’animale, ne hanno solo la parola, per esempio per la città di Gattinara. Numerosissime le vie del Gatto; i reperti con soggetto di gatto: sistro egiziano per la musica e statuette scaramantiche conservate a Torino; gli artisti che ne fecero il loro modello: Leonardo, Jacopo da Bassano, Dino Buzzati e i gatti coccolati da Pellegrino Artusi. La musica anche quella colta lo ha spesso omaggiato. Gioacchino Rossini ha scritto il celebre Duetto buffo di due gatti: un’arietta composta da un solo verso: ‘Miao’. Esiste perfino un gruppo di camminatori i ‘Gatti Randagi’ che all’interno del CAI reggiano, svolge attività di trekking (anche con ciaspole). Chiamati in causa perfino in un processo: la città di Glorenza nel Tirolo processò i topi nel 1519 rei di aver spolpato campi e granai. L’abilità del giudice, Hans Grieneber, fu quella di patteggiare l’espatrio ai suoi assistiti. L’espatrio fu reso sicuro: tutti i gatti del paese furono chiusi in casa per alcune settimane cosicché anche i topi malati o in gravidanza poterono mettersi in marcia. La città ne conserva tutt’ora una golosa traccia: specialità delle pasticcerie locali sono topolini di cioccolato.
Ecco che ben si può affermare: a ciascuno il suo. Gatto. Pare infatti che nessuno, fin da tempi memorabili, possa dirsi immune dall’avere col gatto un rapporto profondo. Spesso è anche a tinte forti questo legame: tanto per non sembrare campanilistica, nella mia città, Ravenna, ci fu un arcivescovo Filippo, che identificava il diavolo col gatto nero. Sempre il solito ad essere chiamato in causa anche dal medico Cardano come responsabile per la melanconia dell’uomo. Questa guida muove i primi passi nel grande Mondo del Gatto e non esclude successive integrazioni, magari con suggestioni dei lettori per indicazioni di luoghi gatteschi.
I capitoli sono diciassette, perché si sa è numero gattesco. Per i popoli di origine latina il 17 è considerato sfortunato perché in numeri romani il 17 si scrive “XVII” che anagrammato diviene “VIXI” cioè “sono vissuto” quindi sono morto”, ma il gatto con le sue sette vite può ben dire di aver vissuto. Nel Nord Europa invece, questo numero ha un valore positivo che significa, tra l’altro, “vivere una vita per sette volte”. Perfino un tratto della Salerno Reggio Calabria ha un Viadotto Gatto, (dal nome del poeta salernitano) e a Verona negli anni 70 nasce il gruppo dei Gatti di Vicolo Miracoli che prende il nome da una via della città e…
Si incontra la famosa gatta del Petrarca così amata da essere oggetto forse del primo esempio di marketing nazionale: impagliarne un esemplare e tramandarla come l’altra parte del cuore del poeta, oltre a Laura. Da Arquà a Bitonto dove la cattedrale conserva un gatto in altorilievo a testimoniare l’uso della scultura come origine del fumetto per educare un popolo di analfabeti. Per trovare un altro gatto di pietra, occorre andare alla Villa medicea di Castello a Firenze dove nello zoo pietrificato diretto dal Vasari c’è posto per un gatto. A Bologna c’ è un quadro del Crespi che custodisce il gatto come personaggio della metafora dell’amore. Altra città ma sempre pittura per l’Ultima cena del Veronese, che ha fatto comparire il suo autore addirittura davanti al Tribunale dell’Inquisizione. Ma i gatti a Venezia sono sempre stati famosi. Si ricorda quello del doge Morosini, che lo seguiva perfino in guerra. E quello dell’ottocentesco Caffè dei Frari, zona San Polo, al quale fecero un monumento. Non più nel libro paga della Serenissima i gatti vennero adottati dai bottegai. Questo del caffè, (detto anche Caffè Toppo), di fronte la facciata principale della Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, al di là dell’omonimo ponte, si chiamava Ninni e visse 14 anni. Altra acqua è quella che custodisce i gatti più tecnologici del momento: sono i gatti della colonia felina di Su Pallosu nel più piccolo borgo marino d’Italia con 8 abitanti nelcomune di San Vero Milis, provincia di Oristano. Hanno una pagina sul Social network Facebook con oltre 4.000 amici. Adagiati su un sito nuragico da inserire nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, amano la spiaggia e sdraiarsi vicino alla battigia alla faccia di chi vuole il gatto ostile all’acqua. Il lato magico dell’animale viene onorato dall’Accademia dei Gatti Magici di Fiesole con premi, felinoteche e soci illustri ma anche dalla partenopea città della Sorte, Napoli. Qui se lo mangiano, il gattò, dove un accento fa tutto il sapore, pardon la differenza. Senza trascurare una visita alla Basilica di Santa Chiara con le riggiole maiolicate piene di gatti neri.
Alla fine di ciascuna pagina una notizia curiosa dal mondo dei gatti. Si scopre così che esiste un (Ig)Nobel dedicato ai gatti. L’Ignobel è un premio parodia del Nobel. Viene assegnato annualmente e premia dieci ricerche scientifiche di dubbia costruttività. La cerimonia che è sponsorizzata dalla rivista scientifica-umoristica statunitense Annals of Improbable Research si svolge all’Università di Harvard. Nel 2000 fu assegnato a Chris Niswander per aver ideato ‘PawSense’ il software che si accorge se un gatto ha camminato sulla tastiera del tuo computer e nel 2006 a Catherine Maloney che evidenziò le articolate reazione dei gatti alla vista di ritratti di uomini barbuti. O che Giulio Cesare, Enrico II, Carlo XI e Napoleone soffrivano di ailurofobia, cioè avevano paura dei gatti. Questo disturbo provoca, in persone estremamente coraggiose, addirittura il rischio di svenire in presenza di un felino. Discorso diverso per le gattare. Dall’America arriva, per chi non riesce a smettere di fare la gattara anche fra le mura domestiche, il primo gioco da tavolo per gattare: ‘The Crazy Cat Lady Game’. Vince chi colleziona più gatti possibili senza sporcare e senza irritare gli altri condomini.
Ogni tappa è scortata da un’immagine dei Tarogatti. Originale interpretazione delle carte divinatorie create da Serena Ciai.
La guida ammicca al futuro e chiude con una tappa all’estero, in vista degli esemplari internazionali da raccontare. Custodi di tele preziose e antichi manoscritti da ben più di trecento anni i gatti al Museo dell’Hermitage sembrano proprio a loro agio. Per il loro benessere c’è perfino la figura di un ‘vicedirettore del servizio di sicurezza’ che cura anche il loro bisogno di coccole e affetto. “Sapete qual è il problema più serio che abbiamo con loro? - racconta il vicedirettore - che non possiamo dare a tutti una carezza, una grattatina sul collo. Sono tanti. E quando ne dimentichi uno, quello rimane offeso e nervoso per giorni”. Neanche durante la crisi e l’assedio che colpì la città nella Seconda Guerra Mondiale fu loro fatto del male: non solo nessuno pensò di farne cibo per combattere la miseria ma vennero istituite collette per mantenerli in salute. E proprio per la loro salute che recentemente è stato fissato il tetto massimo a cinquanta esemplari. E l’esubero viene ben accolto dalla popolazione russa che l’inverno scorso si è messa in fila per le prime adozioni di questi esemplari perché come dice Mikhail Piotrovskij, il direttore del museo: “Ogni tanto dovrò pure occuparmi anche di Rembrandt oltre che dei gatti”.
Barbara Bellinelli, è nata e vive a Ravenna. Matricola alla Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, durante le occupazioni degli anni Novanta, ne approfitta per annusare più discipline possibili. Illuminante l’incontro con il professor Antonio Faeti (docente di Storia della letteratura per l’infanzia) che le sollecitò una sfida: tornare al mondo infantile e indagarne suggestioni e atmosfere. Con l’editore Allori pubblica la tesi di laurea col titolo Tana libera tutti, avventure, topi e fumetti… scoprendo poi che nel fantastico ogni ‘tana’ ha una via d’uscita possibile. Ha raccontato storie ai bambini, ha giocato con i libri di ‘Casa Vignuzzi’ (Biblioteca per ragazzi del Comune di Ravenna) e ha collaborato con alcuni giornali locali. Attualmente lavora in un ufficio pubblico."
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