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Gatti d'arte

Gatti d'arte

  Nella Rocca di Fontanellato un pittore si firma con il disegno di un gatto. Anticipa i fumetti? Sa che nelle stanza del primo piano c'è il Parmigiano e ora ben due fantasmi? Un'idea di escursione gattesca in provincia di Parma.



  La gattofilia arriva a tal punto da…adoperare un disegno di gatto per firmare le proprie opere. Non stiamo parlando di un moderno Writers o di un fumettista americano, ma di un pittore della metà del Seicento, alla corte dei Sanvitale, i signori di Fontanellato. Nella Rocca di Fontanellato, in provincia di Parma - che è stata della stessa famiglia fino al 1948 – ci sono i dipinti del giovane Parmigiano, e i dipinti meno noti del piacentino Felice Boselli (1650 – 1732). Il gatto è dipinto ovunque, anche nelle numerose nature morte, tra i cesti di frutta. Tanto che alcuni critici d’arte parlano di nature morte assai dinamiche per Felice Boselli. Nelle grandi tele poi che ornano la stanza da pranzo, i gatti si azzardano a prendere un pesce nel pranzo di magro e un tocco di carne da brandire tra i tagli nobili e la cacciagione. In latino, il termini usato per il felino è feles: una parola che richiama il nome latino del pittore Felix. Ecco come nasce l’idea della firma gattesca. Anche nel suo autoritratto, conservato alla Galleria nazionale di Parma, non manca una natura morta (genere nel quale fu maestro) e un gatto che appoggia le zampe sulla spalla del pittore per meglio guardare davanti a sé con quella pennellata curiosa che caratterizza i gatti.

Felice Boselli, Dispensa con selvaggina, punta di formaggio, limoni, gatto, colomba e porcellino d’India

Felice Boselli, Dispensa con selvaggina, punta di formaggio, limoni, gatto, colomba e porcellino d’India (1690 circa; Parma, Galleria Nazionale)

 Per meglio rispondere alle esigenze delle nobili committenze, Boselli arricchisce il suo bestiario con altri animali che incarnano valenze allegoriche. Come il porcellino d’India che celebra la fertilità dei suoi committenti e delle loro terre; il picchio verde, tanto diffuso nella Pianura Padana, animale di buon augurio perché consacrato a Marte vicino alla saggia civetta, ologramma di Minerva. Se siete nella Rocca di Fontanellato, ritornate nella nascosta saletta del piano terra. Qui per quaranta giorni lavorativi il ventenne Parmigiano dipinge la stanza di Diana e Atteone. La luce era quella solo delle torce, perché la piccola finestra ora presente, risale alla fine dell’Ottocento. La figura femminile di Paola Gonzaga, ci invita a percorrere i diversi piani di lettura del ciclo, con l’indicazione delle sue mani. E mentre girate con gli occhi, guardate lo specchio nel centro, sul soffitto, con la scritta: respice finem, guarda la fine. Non si vuole togliere nulla alla scoperta del ciclo, ma questa frase non è negativa, tutt’altro…ci invita alla rinascita. E rimanendo in tema, nella Rocca non manca il fantasma. Anzi due a sentire i blogger di Emilia misteriosa: una sarebbe Barbara Sanseverino, contessa di Sala e sposa di Gilberto IV Sanvitale, cantata dal Tasso e decapitata nella ‘congiura dei feudatari’, fatto assai oscuro di cronaca. L’altra fonte di energia sarebbe Maria Sanvitale, figlia di Luigi Sanvitale e nipote di Maria Luigia d’Austria. 
  Se pensate che siano stramberie italiane, andate a rivedere la Natura morta con cacciagione, aragosta, uccelli, cane e gatto del fiammingo Snyders Frans… non a caso soprannome usato anche per spiegare l’emiliano Felix…

 

Felice Boselli, Autoritratto (1720 circa; Parma, Galleria Nazionale)

Felice Boselli, Autoritratto (1720 circa; Parma, Galleria Nazionale)



27-04-2017 Barbarabellinelli

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